venerdì 24 gennaio 2014

Classifica liberta' di stampa 2013: Italia al 49° posto




Classifica della Libertà di Stampa 2013: Speranze deluse dopo la primavera .
Reporter senza frontiere lancia l’indicatore per la libertà dei media.

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LA BARBARIE ITALIANA DEI REATI D’OPINIONE .

Eva Klotz, leader degli indipendentisti tirolesi, è sotto processo per "vilipendio alla bandiera". La colpa? Aver diffuso un manifesto in cui una scopa allontana il Tricolore. Qualunque uomo libero deve stare con lei .

In Italia c’è da vari decenni una retorica assai melensa che presenta il nostro Paese come un faro di libertà e democrazia. Qualche comico, e stavolta non con l’intento di muovere alla risata, è giunto a definire la nostra costituzione come “la più bella del mondo”. Eppure nei giorni scorsi è iniziato un processo che vede imputati, per il reato di vilipendio della bandiera, due consiglieri provinciali sud-tirolesi (Eva Klotz e Sven Knoll), insieme ad altre sette esponenti del medesimo partito: Süd-Tiroler Freiheit.

Da cosa nasce questo processo? Da un manifesto: da un‘iniziativa politica. Nel 2010, in effetti, questo movimento che si batte per la libertà del Tirolo meridionale (e, ancor prima, per il diritto dei tirolesi a scegliere se restare in Italia o dar vita a un’entità politica indipendente) aveva diffuso un manifesto che mostrava una scopa utilizzata per allontanare il tricolore – che evidentemente è simbolo, per gli indipendentisti tirolesi, dell’occupazione successiva alla Prima guerra mondiale – e far posto a una bandiera tirolese. Su quest’ultima bandiera c’era pure scritto, e la cosa non può stupire, che “Il Südtirol può fare a meno dell’Italia».
L’iniziativa politica di Eva Klotz e degli altri membri del suo partito è più che legittima e vuole esattamente spazzare via il tricolore dalle terre del Tirolo. Si tratta di una battaglia non violenta, che si basa sulla persuasione e intende perseguire strade legali. Gli indipendentisti sud-tirolesi chiedono che si possa votare sull’appartenza della loro comunità all’Italia e negli scorsi giorni hanno anche organizzato un referendum autogestito che ha avuto un notevole risalto. 

Nei Paesi liberi, ci si esprime liberamente e si vota senza problemi anche sul futuro della propria terra. In Québec hanno già votato due volte sulla possibilità di staccarsi dal Canada e tra pochi mesi un analogo referendum avrà luogo in Scozia, dopo l’accordo tra David Cameron e Alex Salmond. Nella democraticissima Italia? Niente. Non solo, nella democraticissima Italia viene processato chi esprime le proprie idee e la ragione dell’imputazione è da riconoscere nell’idea che si sarebbe offesa la bandiera italiana. Vilipendio fa pensare a sacrilegio e certamente vi è chi guarda alla bandiera non già come a un simbolo tra gli altri e a uno strumento di identificazione (un po’ come “39” è il numero da comporre quando si chiama l’Italia da fuori), ma come a un oggetto di adorazione. Avanza insomma un nuovo bigottismo che vuole farci innamorare, anche contro la nostra volontà, di feticci di ogni sorta.Eva_klotz

Questo è il dramma: nella democraticissima Italia si può finire sotto processo perché l’alleanza tra i parassiti della Spesa pubblica e i mistici del Potere nazionale ha creato un meccanismo che blocca la strada a ogni evoluzione positiva. Eppure, se mettissimo da parte la bandiera nazionale faremmo un’operazione più che buona e più che giusta. Un recente libro che naturalmente nessuno si preoccupa di tradurre in italiano, The Pursuit of Italy di David Gilmour, sottolinea proprio questo: che l’Italia fu grande prima del tricolore, prima dell’Unità, prima del trionfo dei sacerdoti del giacobinismo e dei furbacchioni che hanno tratto beneficio da tutto ciò. 

Non soltanto quindi se l’Italia fosse un Paese libero Eva Klotz avrebbe il pieno diritto di esprimersi come vuole, ma troverebbe anche molti disposti a difendere le sue buone ragioni: che valgono a Merano come a Verona, a Lucca come a Matera. In effetti è davvero inquietante che continuino a persistere processi come questo: a tutti gli effetti costruiti a partire da “reati di opinione”. E che non vi siano liberali o progressisti di alcun tipo disposti a spendere due parole per tutelare il diritto di chi conduce con serietà e rigore la propria battaglia politica. Ma è ugualmente inquietante notare che la maggior parte degli intellettuali e dei commentatori di questo Paese continuino a seguire le varie sirene del momento – l’ennesimo Matteo Renzi che si propone quale innovatore – senza comprendere che è proprio di quella scopa di cui c’è bisogno: di una scopa che riporti piena libertà alle comunità locali e restauri quel diritto all’autogoverno senza il quale difficilmente avremo un futuro.


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