domenica 22 novembre 2015

7 aziende italiane sotto inchiesta: Olio extravergine taroccato





“Taroccavano l’olio”, spacciando olio di oliva per extravergine, ecco i nomi delle sette aziende italiane sotto inchiesta

L’accusa è pesante: frode. Il pm Raffaele Guariniello accusa sette  case produttrici di olio di aver venduto olio vergine di oliva, spacciandolo per olio extravergine di oliva. La segnalazione era arrivata al pm da un periodico specializzato in informazione alimentare. A seguito della segnalazione si sono mobilitati i carabinieri del Nas che hanno scoperto, dopo […]

L’accusa è pesante: frode. Il pm Raffaele Guariniello accusa sette  case produttrici di olio di aver venduto olio vergine di oliva, spacciandolo per olio extravergine di oliva. La segnalazione era arrivata al pm da un periodico specializzato in informazione alimentare.

A seguito della segnalazione si sono mobilitati i carabinieri del Nas che hanno scoperto, dopo aver prelevato dei campioni, che l’olio in questione era “taroccato”: venduto al costo di un olio di qualità eccellente in realtà era olio di categoria 2, cioè appunto, semplice olio vergine di oliva.

Sette rappresentanti legali delle aziende coinvolte sono ora indagati. I marchi sotto inchiesta sono;

Carapelli, Santa Sabina, Bertolli, Coricelli, Sasso, Primadonna (confezionato per Lidl) e Antica Badia (per Eurospin). Tutti prodotti in Toscana, Abruzzo e Liguria.

da il Corriete.it


«Olio d’oliva venduto come extravergine»: inchiesta a Torino Indagate 7 aziende italiane



Il pm Raffaele Guariniello ha aperto fascicolo su sette aziende italiane leader nel settore tra cui Carapelli e Bertolli. L’accusa: vendevano olio d’oliva come extravergine.

Olio d’oliva spacciato come extravergine quando in realtà non lo era. È bufera su molte grandi aziende italiane, finite al centro di un’inchiesta dei Nas di Torino coordinata dal procuratore Raffaele Guariniello. Sul registro degli indagati sono stati iscritti per frode in commercio i rappresentanti legali di Carapelli, Bertolli, Santa Sabina, Coricelli, Sasso, Primadonna e Antica Badia.

Dai campionamenti effettuati dai Nas, che hanno prelevato bottiglie di tutte le marche, tra cui le più vendute, è emerso che le sette imprese avrebbero dichiarato al consumatore, scrivendolo sulle confezioni, che l’olio venduto era extravergine – o al cento per cento o comunque presente e miscelato con altri oli – quando in realtà sarebbe semplicemente stato «olio vergine», cioè appartenente a una categoria inferiore per qualità, con parametri fisico-chimici diversi dall’olio più costoso.


I campionamenti


Guariniello ha anche informato il ministero delle Politiche agricole illustrando il lavoro finora svolto dai Nas. I campionamenti sono stati fatti nei laboratori dell’Agenzia delle dogane, uno degli enti più autorevoli e affidabili per l’analisi dell’olio di oliva. Al termine delle verifiche, i risultati delle marche esaminate sarebbero risultati al di sotto dei valori definiti dall’Unione europea come necessari per dichiarare un olio «extra vergine».


Segnalazione da un mensile


L’inchiesta è nata nel giugno del 2015 con l’arrivo di una segnalazione, inviata al procuratore Guariniello in persona, dal mensile Il Test (ex Salvagente). Al magistrato era stato spedito anche un articolo, uscito la scorsa estate, in cui si descriveva l’esito di una mini-inchiesta svolta dalla redazione del periodico in un’annata particolarmente dura per la produzione di olio. Un anno con una produzione in forte calo, anche per via della xylella, e con il rischio per i produttori, per risparmiare, di rivolgersi all’estero o di vendere oli più scadenti.

I test


Venti bottiglie di olio delle marche più vendute erano state analizzate dal laboratorio chimico di Roma dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Il Comitato di assaggio dell’ente, dopo i test organolettici, che sono considerati solitamente attendibili e sufficienti per la valutazione, aveva declassato nove degli oli provati e aveva sostenuto che fossero semplici «oli di oliva vergine» perché presentavano difetti. In seguito, erano stati fatti i controlli chimico-fisici sui principali parametri di acidità, perossidi e alchil esteri.

Potenziale inganno al consumatore


L’inchiesta di Guariniello non verte sulla potenziale nocività degli oli venduti. Nessuna delle sostanze analizzate infatti ha messo in commercio prodotti nocivi per la salute. L’unico problema è quello – secondo l’accusa – del potenziale inganno rivolto al consumatore, che avrebbe pagato circa il 30percento in più una bottiglia di olio pensando che fosse “extra vergine” quando in realtà non lo era. Gli oli “incriminati” sono stati giudicati dall’agenzia delle dogane «scarsi» non in assoluto, ma in rapporto alla dicitura che riportavano sull’etichetta.

Il ministro Martina: «Rafforzati i controlli»


«Seguiamo con attenzione l’evoluzione delle indagini della Procura di Torino, perché è fondamentale tutelare un settore strategico come quello dell’olio d’oliva italiano», scrive in una nota il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. «Da mesi abbiamo rafforzato i controlli, soprattutto in considerazione della scorsa annata olearia che è stata tra le più complicate degli ultimi anni. Nel 2014 il nostro Ispettorato repressione frodi ha portato avanti oltre 6 mila controlli sul comparto, con sequestri per 10 milioni di euro. È importante ora fare chiarezza per tutelare i consumatori e migliaia di aziende oneste impegnate oggi nella nuova campagna di produzione».




COME RICONOSCERE UN OLIO DI OLIVA DI QUALITÀ


Olio di oliva: un alimento tipicamente italiano e ricco di proprietà nutritive, grazie anche alla sua composizione bilanciata, tutte cose che ne fanno un ingrediente indispensabile nella dieta quotidiana.
Ricco di grassi monoinsaturi, tra le diverse proprietà nutritive vantate, l’olio di oliva però è un prodotto le cui caratteristiche possono variare assai, in funzione della qualità della materia prima, della diversa spremitura e lavorazione. E’ quindi importante sapere leggere bene le etichette ed essere in grado di valutare correttamente diverse informazioni, per fare il miglior acquisto per la nostra salute, oltre che per il portafoglio.

Riconoscere la qualità di un buon olio di oliva non è facile, ma ci sono alcune regole fondamentali che permettono anche a chi non è un intenditore di orientarsi.
Detto che il miglior tipo di olio è quello extra vergine di oliva, ottenuto tramite spremitura a freddo, vediamo quali sono le 7 regole d’oro per riconoscere la qualità di un olio d’oliva:


  • La raccolta deve essere effettuata quando inizia il cambio di colore da verde a marrone.
  • L’olio prodotto dipende dal tipo di olive usate, al nord abbiamo un olio più leggero, al sud uno più denso.
  • Le olive devono essere belle, sane e senza punture di insetti.
  • Le olive devono essere raccolte e stipate in cassette forate per l’aerazione e portate subito al frantoio per iniziare il processo di molitura.
  • La temperatura di molitura e la successiva gramolazione deve essere intorno ai 25° – 32° per mezz’ora massimo.
  • L’olio va lasciato riposare qualche giorno, a mano a mano che l’olio si purifica, si spoglia delle acque sporche e piene di depositi, che vengono separate con la centrifugazione e con i ripetuti travasi, per velocizzare questo processo alcuni produttori utilizzano degli speciali filtri per eliminare i residui della lavorazione.
  • La conservazione deve avvenire in serbatoi privi di aria ed ad una temperatura non superiore ai 20° in locali asciutti e sopratutto al buio, in quanto la luce è nemica dell’olio l’esposizione dell’olio a qualsiasi sorgente di luce trasforma la clorofilla in ossidante, diventa in pochissimo tempo da verde a giallo chiaro. Accade che alcuni per far diventare verde l’olio di oliva aggiungono clorofilla sintetica, se vi capita quindi di vedere bottiglie trasparenti con olio verde riflettete bene sull’acquisto a meno che non sia una produzione recentissima di annata.


Parametri per il controllo di qualità



I parametri da controllare sono: acidità, polifenoli e perossidi



  •  L’acidità dovrebbe essere entro lo 0,35% ma per legge può essere fino allo 0,80%
  •  I polifenoli, sono utili al sistema circolatorio, prevengono l’invecchiamento devono avere valori molto alti in quanto tendono a scomparire velocemente con il tempo,  ragion per cui l’olio con più di 18 mesi ha valori nettamente inferiori a quelli presenti nel primo anno.
  •  I perossidi ossia quantità di ossigeno assimilata dall’olio, con il naturale invecchiamento e conseguente formazione di sapori e odori sgradevoli al prodotto e devono essere massimo 20.





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