mercoledì 15 giugno 2016

Reddito minimo garantito ai Disoccupati europei, agli Italiani NO


In Italia manca un assegno di disoccupazione  superiore ai 2 anni o un altro strumento che aiuti i giovani precari e chi non trova lavoro, come il reddito minimo garantito, previsto in altri grandi Paesi europei. 
E anche dopo la riforma del Jobs Act, la lacuna non è stata colmata.

In Francia, Germania, Regno Unito o Svezia sono previsti sussidi per supportare la ricerca di lavoro di una persona ed evitare di far precipitare nella povertà il disoccupato, con la possibilità di avere un reddito anche in caso di occupazioni saltuarie. Ecco come funziona il sostegno del reddito fornito ai senza lavoro o gli assegni di disoccupazione nei principali Paesi europei. L’Italia continua ad avere un sistema di tutela dalla disoccupazione più simile a quello della Grecia rispetto alla media UE.



ASSEGNO DI DISOCCUPAZIONE E REDDITO MINIMO GARANTITO IN GERMANIA

In Germania invece esiste ormai da dieci anni il reddito minimo garantito, che si chiama Arbeitlosgeld II, ovvero secondo assegno di disoccupazione. Quando una persona perde il lavoro riceve per un anno un assegno di disoccupazione, che poi si trasforma, riducendosi nell’importo, nell’indennità Hartz IV, dal nome del manager della Volkswagen, Peter Hartz, che ispirò la riforma del mercato del lavoro e del Welfare tedesco.
Chi invece non ha diritto all’assegno di disoccupazione può fare domanda per ottenere il sostegno al reddito garantito da Hartz IV. L’importo di riferimento erogato a un single è di 399 euro mensili, che devono coprire tutte le spese mensili di una persona con l’eccezione di affitto e riscaldamento, che vengono pagati dai comuni di residenza. Un beneficiario di Hartz IV con figli riceve un importo aggiuntivo compreso tra i 234 e i 320 euro. Questo sistema di tutela del reddito è stato criticato in Germania perché avrebbe introdotto la povertà per legge, visto il basso importo del sussidio. Hartz IV è un assegno che viene vincolato alla ricerca di lavoro, e i beneficiari sono sottoposti a controlli costanti che possono portare a corpose riduzioni dell’erogazione nel caso in cui si accerti la volontà di non trovare una nuova occupazione. In Germania più di 4 milioni di persone, il 7,5% della popolazione, riceve Hartz IV.




ASSEGNO DI DISOCCUPAZIONE E REDDITO MINIMO GARANTITO IN SVEZIA

La Svezia ha un articolato sistema di tutela del reddito per chi non ha più un’occupazione, piuttosto simile alla Germania anche se ancora più orientato verso le politiche attive del lavoro. L’assegno di disoccupazione è suddiviso in tre programmi, Fas 1, Fas 2 e Fas 3, che coprono la persona alla ricerca di nuova occupazione. Nei primi 200 giorni il senza lavoro riceve un normale assegno di disoccupazione, con un importo pari al massimo all’80% del reddito medio dell’ultimo anno di lavoro. Questa prima fase scade dopo poco più di 6 mesi e scatta Fas 2. In questo periodo il disoccupato riceve ancora l’indennità normale di disoccupazione, che scende però ad un massimo del 70% del reddito medio dell’ultimo anno di lavoro, ma deve frequentare corsi di formazione, stage e seminari per l’avvio di una propria piccola impresa. L’assegno di disoccupazione viene pagato su base giornaliera, per un massimo di cinque giorni a settimana ed è composto da un’indennità calcolata sul reddito da lavoro e da un ulteriore sussidio sociale. Se dopo 450 giorni dalla perdita del lavoro il disoccupato non ha trovato una nuova collocazione, scatta il controverso programma Fas 3, che il nuovo governo socialdemocratico di Stefan Löfven vorrebbe modificare. Fas 3 è un programma statale che paga le aziende per assumere disoccupati di lungo periodo, che però in numerosi casi ottengono retribuzioni con cui è difficile sopravvivere. In Svezia l’assicurazione contro la disoccupazione si finanzia in modo volontario, e i beneficiari di Fas che non hanno versato contributi a questo fondo possono ricevere solo i ben più bassi sussidi sociali.




ASSEGNO DI DISOCCUPAZIONE E REDDITO MINIMO GARANTITO IN FRANCIA

In Francia esiste un sistema simile a quello della Germania e complessivamente più generoso. Chi perde il lavoro ha diritto all’assegno di disoccupazione, che si chiama Allocation d’aide au retour à l’emploi. Per accedere a questo beneficio bisogna aver perso il lavoro in modo involontario, esser iscritti alle liste di collocamento e rispettare il piano d’azione individuale per il ritorno al lavoro. Per ottenere l’assegno di disoccupazione bisogna avere versato i contributi specifici per almeno 4 mesi nei due anni e mezzo precedenti alla perdita di lavoro, periodo che sale invece a 3 anni per gli over 50. La durata massima del sussidio di disoccupazione è di 24 mesi per gli under 50, e di 36 mesi per chi invece ha un’età superiore ai 50 anni. Per calcolare l’assegno si guarda al salaire journalier de référence (SJR), la retribuzione giornaliera. Chi guadagna meno di 2042 euro lordi mensili ottiene il 40,4% del suo SJR, a cui si aggiungono 11,64 euro al giorno. Chi invece ha una retribuzione superiore ottiene il 57% del SJR. Il sussidio di disoccupazione  non può mai essere inferiore ai 28,38 euro al giorno, e non può essere mai superiore al 75% della retribuzione giornaliera. Chi invece ha esaurito il diritto alla disoccupazione, non vi può accedere vista la mancanza di versamenti contributivi oppure ha un reddito troppo basso può beneficiare del Revenu de solidarité active (RSA), il reddito di solidarietà attiva. RSA è un sussidio simile al tedesco Hartz IV, anche se meno severo nelle condizioni per ottenerlo – non ci sono riduzioni per chi non cerca lavoro in modo costante – e più generoso a livello economico. L’importo di riferimento per un persona single senza bambini è 510 euro al mese, che salgono a 916 euro al mese per chi ha 2 bambini. Oltre a questo lo Stato francese eroga un sussidio per l’abitazione. Circa 2,3 milioni di francesi ricevono l’assegno RSA, un terzo dei quali come supporto al loro reddito troppo basso. In questo caso la prestazione sociale si calcola come differenza tra la retribuzione effettivamente percepita e il salario minimo garantito per legge, particolarmente alto in Francia, visto che è di poco inferiore ai 1500 euro. A titolo di esempio, una coppia con due bambini e con un reddito da lavoro di 1200 euro riceve un assegno RSA di 620 euro a integrazione della loro retribuzione. Anche i giovani di età superiore ai 18 anni possono accedere a questa prestazione sociale, che costa circa 8 miliardi l’anno alle casse dello Stato francese.




ASSEGNO DI DISOCCUPAZIONE NEL REGNO UNITO

Nel Regno Unito esiste un reddito minimo garantito e un assegno di disoccupazione che corrispondono ai due tipi di Jobseeker’s Allowance (JSA), l’indennità per chi è in cerca di lavoro, letteralmente. JSA (C) è un assegno di disoccupazione classico, finanziato dai contributi sociali. Vi può accedere chi ha versato per almeno due anni i contributi alla National Insurance, l’assicurazione nazionale del ministero del Lavoro britannico. L’importo di JSA (C) è determinato dai contributi versati, oltre alla situazione patrimoniale del beneficiario e da altri sussidi sociali ricevuti. Questo sussidio di disoccupazione ha un margine temporale limitato, solo 182 giorni, ovvero 6 mesi. Se invece una persona non ha versato contributi ed è in cerca di lavoro può beneficiare di JSA (IB), un reddito minimo garantito a cui si può accedere normalmente solo se si hanno risparmi inferiori alle 16 mila sterline. Sotto questo limite, per ogni 250 sterline di risparmi superiori alle 6 mila sterline il sussidio sociale viene ridotto di una sterlina a settimana. L’ammontare dell’assegno è di 87 euro a settimana per chi ha un’età compresa tra i 16 e i 24 anni o 69 euro per chi invece ha più di 25 anni. Come per JSA (C) l’erogazione di reddito dura 182 giorni per ogni periodo di disoccupazione e non può essere prolungata in modo automatico.
Il sistema prevede una serie di incentivi per stimolare la partecipazione al mercato del lavoro e le riforme introdotte dai governi Blair sono state parzialmente modificate in questi anni di premierato conservatore di David Cameron.


  

IN ITALIA IL REDDITO MINIMO GARANTITO NON SI VEDE ALL’ORIZZONTE

I dati sulla povertà al Sud? "Noi partiamo dalla consapevolezza che questo problema è di gravità assoluta. L'Inps per contrastare la povertà ha proposto al governo di introdurre in Italia un sistema di reddito minimo garantito". Non è la prima volta che ne parla Tito Boeri, noto economista della Bocconi, attuale presidente dell'Inps. "C'e' anche un messaggio culturale importante che deve essere dato, soprattutto al Sud" aggiunge. "Esistono amministrazioni dello Stato efficienti, come l'Inps, che sono in grado di affrontare il problema e alle quali ci si puo' rivolgere senza alcuna intermediazione e senza dover ricorrere al politico locale".
Per adesso si tratta soltanto di una proposta ma, a ben guardare, il reddito minimo garantito di cui parla il neo presidente dell'Inps ha già una fisionomia ben definita.
Alla fine del 2013, infatti, una commissione di studiosi partecipata dallo stesso Boeri e presieduta da Maria Cecilia Guerra, ex-sottosegretario al Welfare nel governo Letta, ha elaborato il progetto di un nuovo sussidio contro la povertà che si chiama Sia (Sostegno per l'inclusione attiva) e che è stato già introdotto, in via sperimentale, nelle città italiane con più di 250mila abitanti.
Al momento, le risorse stanziate per finanziare questo ammortizzatore sociale sono ben poche, circa 120 milioni nell'arco di tre anni. Tuttavia, se il sostegno venisse esteso su larga scala all'intero territorio nazionale, secondo la commissione Guerra vi sarebbe un costo a carico dello stato di 7-8 miliardi di euro all'anno. Ma ecco, più nel dettaglio, come funziona il Sia.


Chi può avere il sussidio

Il sussidio viene erogato dall' Inps ed è destinato a tutti i cittadini che si trovano al di sotto del livello di povertà. Per determinare i requisiti di reddito degli aventi diritto, il punto di partenza è la soglia di povertà assoluta individuata ogni anno dall'Istat, che dipende da diversi fattori, come il numero di componenti il nucleo familiare o la zona di residenza geografica (con differenze tra Nord e Sud).
Per una famiglia di coniugi con due figli, per esempio, la soglia di povertà dell'Istat è attorno ai 980 euro di reddito mensile nei piccoli comuni del Meridione, e supera i 1.400 euro nelle grandi aree metropolitane del Settentrione. La commissione Guerra, che ha ideato il Sostegno per l'Inclusione Attiva, ha tuttavia ipotizzato di affinare i criteri di accesso al sussidio, facendo riferimento non solo e non tanto al reddito della famiglia, espresso in valori assoluti, ma anche all'Isee, un indicatore che misura il benessere dei cittadini, tenendo conto anche del patrimonio di cui dispongono.

Chi ha un reddito o un Isee molto basso, riceve una integrazione in denaro dallo stato, capace di riportare il beneficiario al di sopra della soglia di povertà assoluta. Maggiore è la distanza del cittadino dalla soglia di povertà, dunque, più alto è il sussidio. La durata del Sia è a tempo indeterminato, anche se è previsto l'obbligo per il beneficiario di partecipare a dei programmi di inclusione sociale, finalizzati a reinserirlo nel mondo del lavoro o a migliorare la sua condizione economica (come del resto avviene anche negli altri paesi europei).
Inoltre, la Commissione Guerra non ha escluso la possibilità di effettuare dei programmi di monitoraggio sull'efficacia di questo ammortizzatore sociale, controllando anche le abitudini di consumo dei beneficiari, per evitare che i sussidi servano a finanziare qualche spesa superflua. Lo scopo è di escludere quei soggetti che dichiarano redditi bassi grazie all'evasione fiscale e richiedono il sostegno dello stato, senza averne realmente bisogno.

Le differenze con la proposta del M5S

Il reddito di cittadinanza dei Cinque Stelle? Le proposte del M5s, dice il presidente Inps, "implicano trasferimenti a somma fissa e vanno a vantaggio anche di persone che non sono in condizioni di bisogno. E il cui costo, inoltre, raggiungerebbe i due punti di Pil". Al contrario, spiega Boeri, per la sua proposta l'Inps non chiederà risorse allo Stato: "assolutamente no. Non a caso abbiamo chiamato la nostra proposta 'chiavi in mano': le risorse si possono trovare nell'ambito delle politiche oggi gestite dall'Inps e abbiamo la capacità di attuare i controlli". "Il governo dovrebbe rafforzare però la nostra capacità di sanzione e di intervento".

Pochi beneficiari, per adesso

Finora, nelle città in cui è stato sperimentato, il Sostegno per l'inclusione attiva è stato erogato a circa 6.500 famiglie, per un totale di 27mila persone. A rivelarlo è una verifica effettuata nel settembre scorso dal Ministero del Welfare, secondo cui la nascita del Sia ha portato all'erogazione di un sostegno pari in media a 334 euro al mese, per ogni nucleo familiare che ne ha beneficiato. Se questo sussidio verrà esteso a tutto il territorio nazionale, il governo dovrà dunque trovare un bel po' di risorse in più, rispetto ai pochi “spiccioli” stanziati sinora. In Italia, infatti, le famiglie povere sono ormai più di 3 milioni.



LA GRECIA COME L’ITALIA

La Grecia è uno dei pochi Paesi europei che come l’Italia non abbia offerto un reddito minimo garantito e non a caso l’approvazione di una legge in merito è stata tra i cavalli di battaglia della campagna elettorale di Tsipras. L’assegno di disoccupazione dura al massimo un anno e ha come importo massimo 360 euro. La crisi ha portato la disoccupazione fino al 26%, e di conseguenza ci sono molti greci senza lavoro da tanto tempo che non ricevono più alcun sussidio. Al momento solo 15 disoccupati su 100 beneficiano della retribuzione denominata OAED, ovvero 186 mila persone su un milione e 250 mila che non hanno lavoro. A questo tipo di sostegno al reddito si può accedere sotto diverse condizioni piuttosto restrittive, ed è un enorme problema dal momento che secondo le statistiche il 20% dei greci in età adulta vive in nuclei familiari dove nessun membro della famiglia riceve un reddito da lavoro. Promesse elettorali come il pagamento delle bollette per l’energia elettrica fatte da Alexis Tsipras hanno ricevuto una forte attenzione in questi sociali così colpiti dalla crisi. Il governo Samaras aveva introdotto un progetto pilota in soli 13 comuni per garantire un reddito minimo garantito per almeno sei mesi. Per finanziare il programma è stato finanziato un budget di 30 milioni di euro per circa 30 mila famiglie, che garantisce a un single 2400 euro l’anno, a una famiglia con due figli minorenni 4800 e con più figli fino a un massimo di 6 mila euro. Chi guadagna meno di queste cifre, può chiedere un sussidio pubblico a integrazione del suo reddito.



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